Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio

Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio

Settembre è il #SuicidePreventionMonth, che culminerà nella #SuicidePreventionday, la Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio, il 10 settembre. 

In realtà ogni suicidio è destinato a restare un enigma. Fuani Marino

In occasione di questa giornata propongo la lettura di un testo autobiografico. Suggerisco l’ascolto della voce privilegiata di un testimone diretto che ha voluto generosamente donare la sua storia agli altri, mettendola nel circuito comunitario di persone e professionisti che si interrogano sui fatti della vita e non hanno opinioni preconfezionate e soluzioni semplicistiche. Come spesso accade di leggere in occasione di casi di suicidi. 

Il libro in questione è “Svegliami a mezzanotte” di Fuani Marino.

La testimonianza dirompente di una donna che il tentativo di suicidio l’ha compiuto, salvandosi.

Cominciai a pensare che raccontare la mia storia fosse allo stesso tempo un dovere e un’opportunità.

Una donna che a distanza di anni dal suo gesto, ha voluto scriverne, parlarne, darne testimonianza pubblicamente perché 

“Non solo ti è successa una cosa terribile, ma devi anche nasconderla come qualcosa di vergognoso. Un po’ come succede col cancro, ma molto peggio.

Essere malati è sempre difficile”.

Se col cancro il tabù comincia a venire infranto – non è più un brutto male ma riconquista il proprio nome, i vip che ne sono colpiti lo ammettono pubblicamente e scrivono libri in cui parlano della propria esperienza – col disagio mentale è ancora poco frequente”. 

“Ma tacere sulle cose che ci sono accadute non è un po’ tradire se stessi, o quantomeno quella parte di sé che le ha sperimentate?” chiede Rachel Cusk in Resoconto. Mi ci è voluto un po’ di tempo, per capire che in effetti è così. E che bisogna scegliere, se mettere a tacere il tutto, ingoiarlo sperando che non riemerga più, che non ti scoprano, oppure fartene portavoce”. 

Dovremo cominciare a fare coming out, senza curarci troppo delle reazioni altrui”. 

La posizione di Fuani Marino rispetto alle motivazioni che l’hanno portata ad esporsi, a me è risuonata come una specie di manifesto politico, nella migliore delle accezioni della parola politica, come partecipazione alla vita sociale e civile.

“Ho sentito una sorta di “dovere” nei confronti di quanti hanno dovuto misurarsi con un’esperienza analoga, perché la mia testimonianza avrebbe potuto aiutarli”.

Anche se le ragioni profonde per cui si decide di raccontarsi non sempre sono chiare, neppure all’autore. Fuani: 

“Le ragioni che mi hanno spinta a espormi, a uscire allo scoperto, mettendo in piazza un fatto privato e le sue conseguenze, sono diverse”. 

“La mia scelta è legata a una convinzione che lo scrittore americano Denis Johnson ha espresso molto bene in un’intervista rilasciata alcuni anni prima di morire: 

[All’epoca] pensavo fosse importante nascondere che non ci sto con la testa. E poi sono cresciuto e cinque anni dopo ho pensato: che differenza fa? Le persone che incontro lo capiscono dopo pochi secondi. Non ci si può nascondere. Nessuno può nascondersi per sempre. Alla fine saremo sempre smascherati”. 

Scrivere la propria storia non è facile, né indolore, seppure come spesso accade per certi versi è liberatorio

Guardare le cose da lontano, rivederle, attribuire loro un valore. Nel tirarle fuori, è come se le avessi allontanate da me. Ma non saranno mai lontane abbastanza.

Non si scrive necessariamente per un pubblico, ma prima di tutto per se stessi. O al massimo per un lettore specifico. Il professore Duccio Demetrio, in La vita si cerca dentro di sé, ci ricorda che “La vocazione della scrittura è la relazione: è ricerca di un lettore anche quando nessuno vorremmo mai ci leggesse”.

Fuani, alla fine del suo libro si rivolge proprio a questo unico lettore, la figlia Greta che è l’ultima autentica destinataria di queste memorie e la profonda motivazione per la quale sono state scritte

Questa la lettera a lei dedicata.

Mia adorata Greta, desidero avvertirti: probabilmente ti diranno o penserai delle cose orribili, di me, di cui molte senz’altro vere, ma tutte no. Non avrei mai potuto scrivere questo libro senza prima chiarire a me stessa che una volta cresciuta avrei voluto tu conoscessi la verità. Lo dico perché questo non è stato scontato, e molti avrebbero preferito tacere, lasciandoti nel territorio del dubbio.

Per quanto doloroso, è purtroppo ciò che a tua madre è successo, ed esserne al corrente potrà forse rappresentare per te una difesa dalle domande e dalle chiacchiere. Dalla cattiveria. Dal rancore. Ti diranno che tua madre è pazza, un’egoista, tu stessa avrai una moltitudine di cose di cui accusarmi, e a ragione. Ma ecco quello che non dovrai mai pensare: che io non ti abbia amata, o di avere una qualche responsabilità, o ancora che possa capitarti qualcosa di simile. Perché ogni persona ha la sua storia.

Consiglio la lettura di questa autobiografia per la testimonianza in sé, per tutti i riferimenti letterari e di ricerca sul suicido e la malattia mentale di cui è ricca e come sempre, per noi operatori sanitari soprattutto, per tutte le indicazioni preziosissime in termini di relazione e comunicazione che contiene. 

Photo by Dan Meyers on Unsplash

Contattami per raccontare la tua storia, troverai un ascolto attento e consapevole. 

A presto

Rosalba